LA PSICOFILOSOFIA: LE RADICI FILOSOFICHE

La didattica proposta dal nostro Centro affonda principalmente le sue radici nella filosofia greca antica, cui attinge lo stesso Gerd Achenbach, che, intorno al 1980 a Colonia, in Germania, inaugurò  il primo studio di filosofia pratica nel mondo. Peraltro, da sempre, la filosofia è andata alle radici dei malesseri esistenziali dell’uomo. Nell’antica Grecia era il filosofo la figura cui la polis si riferiva per risolvere problemi concernenti la res pubblica e privata; i “clienti” erano semplici cittadini, politici, giovani, mercanti …anime in cerca del loro stesso senso, di una conoscenza consapevole e razionale, nonché di una saggezza pratica che potesse far vivere meglio e di cui il filosofo era il depositario. Insomma, l’oggetto della filosofia era la vita, indissolubilmente legata alla psichè. Nell’uso comune, la parola psichè denota il complesso dei fenomeni e delle funzioni che consentono all’individuo di formarsi un’esperienza di sé e del mondo, agendo poi di conseguenza. Dunque, tramite la psichè, utilizzata correttamente con l’aiuto del filosofo, l’essere umano può maturare una visione più chiara della realtà, approdando ad una   corretta interpretazione del senso della vita più consona alle proprie necessità e desideri. Alla base di questa disciplina sta il presupposto che molti disagi psichici nascono da una non corretta visione della realtà e della propria filosofia di vita e, quindi, dei propri autentici bisogni esistenziali. È, dunque, proprio in questo ambito, che lo psicofilosofo interviene, dando, così, modo ad ogni individuo, in un mondo che tende a patologizzare ogni forma di comportamento umano fuori dai canoni previsti, di affidarsi di più alla propria mente col sostegno della filosofia. La psicofilosofia è, dunque, una disciplina che rientra nelle scienze che studiano la mente umana in tutte le sue rappresentazioni. Il suo obiettivo principale è quello di fornire a chi voglia esercitare la professione di psicofilosofo metodologie di natura filosofica per dare un sostegno a singoli e a gruppi nell’ambito del percorso esistenziale, decisionale e relazionale. Lo psicofilosofo, dunque, utilizza le proprie conoscenze e competenze per prevenire disagi psichici e/o  prendersene carico, e, qualora fossero gravemente patologici, lavorando in equipe con altri esperti del campo, come già sperimentato nel corso di un decennio.

LA PSICOFILOSOFIA: UNA CURA DI SE’ PER DIVENTARE FELICI

In tale contesto, la psicofilosofia non è né può essere una relazione di aiuto o di cura come nelle terapie tradizionali e nel counseling. Se si parla di cura, essa stimola una cura di sé, così come intesa da Socrate, ossia come preparazione ad una vita saggia con l’imperativo del gnothi seautòn (conosci te stesso) per ricercare la propria verità interiore, le proprie virtù, ravvivando la riflessione spirituale e l’azione saggia.  Ed è dunque una cura che aiuta gli altri ad auto-curarsi per una libera autorealizzazione individuale e nella società. Lo psicofilosofo non fa diagnosi, ma si cura della persona col dialogo filosofico, cercando di analizzarne la psichè, individuando pensieri che condizionano comportamenti ripetitivi, imitativi, confusi. Non ultimo, riflette insieme alla persona sulla visione etico-morale, gli a-priori, la filosofia di vita. E poi la sostiene nel meglio concettualizzare, sviluppando efficaci capacità comunicative, argomentative, di gestione di conflitti relazionali e valoriali. In questo senso, la psicofilosofia, come autentica pratica filosofica, può essere uno strumento assolutamente strategico, che dà valore aggiunto ad ogni progetto professionale.   

Se vogliamo parlare della psicofilosofia come terapia filosofica, essa è, in fondo, frutto  di una sorta di operazione di “pulizia” per fare tabula rasa di tutti quegli schemi mentali atti ad oscurare i nostri veri bisogni per vivere una vita soddisfacente, felice. La domanda che deriva da più parti è: “Ma quale può essere l’utilità della filosofia nel disagio psico-esistenziale? Intanto, fornendo chiarezza e completezza ai concetti per interpretare il senso della vita,  stimola la persona a cercare il senso della propria vita, migliorandosi, vivendo un’esistenza più significativa e meno ego centrata. Il dialogo filosofico facilita, con continue domande e risposte ben argomentate, questo processo squisitamente filosofico di vivificazione della propria esistenza. Si riesce così a dare maggiore senso e valore alla vita, stimolando le proprie qualità esistenziali per vivere con maggiore padronanza di sé, autosufficienza, auto-stima e saggezza, acquisendo quelle competenze necessarie per la vita, di cui gli antichi greci avevano la formula: apprendimento continuo e attivo, interiorizzazione, lavoro trasformativo del sé sul sé. Solo così si raggiunge uno stato di vera libertà e, quindi, di felicità.