ETICA = AMORE PER L’ARTE

di Gian Ruggero Manzoni

Una delle componenti più importanti che regolano … o, meglio, che dovrebbero regolare la vita d’insieme, è l’etica, parola con la quale molti si riempiono la bocca, ma che, nel nostro mondo, nel nostro tempo, sempre meno pare abbia un valore intrinseco ed estrinseco.
Del resto l’applicazione di una “disciplina etica”, come io la definisco, dovrebbe rientrare in ogni tipo di rapporto fra individui, letteratura e arte comprese, alla luce … così come assistiamo … di una graduale ma costante perdita di sacralità in ogni ambito dell’espressione e della creatività umana, quella sacralità che deriva dal misticismo religioso o laico che sia e che dà vita, dà forza, agli stessi, in una reciproca unione, circolare, di visioni e d’intenti.
Diceva il grande Albert Camus:
Se dovessi scrivere un libro di morale, vorrei fosse di cento pagine. Novantanove delle stesse dovrebbero essere bianche. Sull’ultima pagina poi scriverei: conosco solo una legge, quella dell’amore.
Camus, seppure uomo dilaniato dall’incubo del “nulla”, aveva studiato a fondo Platone, e lo stesso fu anche di quel sommo artista, definito dell’antisublime, ma titano del sublime, che faceva di nome Francis Bacon. Comunque cosa sosteneva, l’antico filoso greco, di tanta e di tale importanza da influenzare due simili colonne del XX secolo? Come ben sappiamo in Platone il concetto di “amore” era strettamente legato alla ricerca dell’Uno il quale, a livello del sensibile, si manifestava e ancora, almeno per me, si manifesta con il principio del “bello”. In mitologia Eros era una sorta di energia mediatrice tra bellezza e bruttezza e tra sapienza e ignoranza. Figlio di Penia (la dea della povertà) e di Poros (il dio dell’espediente, dell’arrangiarsi) Eros risultava, infatti, quale sorta di ponte fra una dimensione di assenza e una di possibilità. Penia era indubbiamente il simbolo della privazione, in quanto mancava della visione del “bene” e del “bello”, Poros era invece il simbolo della tensione, a tutti i costi, appunto verso il “bene” e il “bello” che portavano all’Uno. Platone affermò nel Simposio che amare a tutti i livelli, ma, in particolare, amare seppure le
differenze consisteva nel “fare, da due, uno“. Visto che esistono vari livelli di unità … fisica, spirituale, assoluta … Platone, così, instaurò una scala di amori i cui gradini … cioè amore per un corpo, amore per tutti i corpi, amore per l’anima, amore per tutte le anime, amore per le leggi, amore per le scienze, amore per le idee, amore per l’arte, amore per la poesia, amore per la musica … corrispondevano, in maniera ordinata, a una progressiva ascesa verso la metempirica visione del “bello”, che poi coincideva con l’armonia che si ritrova nell’ “uno-bene”. Anche dal punto di vista etico individuale la virtù consiste, quindi e in ultima analisi, nel creare un ordine interiore, ossia portare unità nelle molteplici e disordinate forze del nostro animo, per poi proiettare l’ordine raggiunto nella società. Sempre Platone, nella Repubblica, ribadì che la coincidenza fra dimensione individuale della morale e quella collettiva trovava la sua massima espressione nel disegno di una città-stato ideale, articolata in tre classi distinte, quella dei governanti-filosofi, quella dei sacerdoti-guardiani e quella dei produttori-artigiani, a cui corrispondevano le tre parti dell’anima razionale, furiosa e concupiscibile. Ma in quale unica realtà queste tre componenti raggiungevano e ancora raggiungono il massimo della saldatura, quindi della saldezza?
In quella dell’artista il quale racchiude in sé progetto, tensione passionale e desiderio, cioè i tre elementi da cui scaturisce ogni tipo di forma. […]
Lungo sarebbe, ancora, il cammino al fine di definire per intero l’importanza dell’etica nell’accezione di “atto d’amore” e di “atto di creazione”. 
Proprio nell’amore e nell’armonica condivisione dimora la prima immagine o la prima parola che su di un foglio bianco ci concediamo e si concede a noi. Confido possano esserci altre occasioni al fine di ritrovarci e poter vivere assieme ciò che resta del viaggio.[…]

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